The warrior

di Erminio Fischetti

Nel Texas hillbilly, nel cuore della Bible belt, un padre fulgido emblema di mascolinità tossica ossessionato dalla vittoria, dal successo e dal riscatto per le sue frustrazioni e per un nome che sembra essere maledetto costringe, al di là di quelle che potrebbero essere le legittime aspirazioni individuali, i propri figli a eccellere nello sport, in particolare, soprattutto quando il boicottaggio a stelle e strisce di Mosca 1980 ci si mette di mezzo, nel wrestling, allegoria di una certa America (repubblicana, naturalmente), qui ben descritta, anche se il film, purtroppo, è un po’ tagliato con l’accetta, doppiato non benissimo e, nonostante il cast di professionisti, non è completamente riuscito, specialmente se si confronta con le altre pellicole del regista Sean Durkin (La fuga di Martha e The nest su tutti): The warrior, con tra gli altri Zac Efron, Lily James, Maura Tierney e Jeremy Allen White, tratto da una storia vera che ha la solennità e l’impianto della tragedia greca tutta fato, destino e colpe dei padri che ricadono sulla prole, interessante ma non edificante, è in sala da domani per Eagle.

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