The holdovers

di Erminio Fischetti

The holdovers – Lezioni di vita. In sala per Universal: New Jersey, 1970, e la ricostruzione è talmente accurata che la pellicola, ricca di omaggi, sembra proprio di quell’epoca, scritta come si faceva allora, in punta di penna, con generosità ed enfasi. Rimasti soli in un college nel tempo altro delle vacanze d’inverno, scandito dall’attesa, dal silenzio, dalla malinconia, dall’assenza più acuta presenza di chi manca per chi si sente solo, un impopolare insegnante di lettere, cinque adolescenti, di cui uno piuttosto brillante ma insofferente alla disciplina, abbandonato dalla madre che gli ha preferito la luna di miele col nuovo marito, e la cuoca afroamericana a cui la guerra del Vietnam, decisa da altri, ricchi, sulla pelle dei poveri, ha ammazzato il figlio, sono i protagonisti del nuovo e bellissimo film di Alexander Payne, che già sta facendo parlare assai bene di sé anche per quello che concerne la stagione dei premi, recitato in modo maestoso da un cast straordinario (sublimi Paul Giamatti, Da’Vine Joy Randolph e l’esordiente Dominic Sessa), un apologo delizioso sulla vita e le lezioni che essa impartisce, come il retorico sottotitolo italiano, del tutto superfluo rispetto allo splendido e feroce holdovers (che può voler dire anche residui, avanzi, scarti, rifiuti), non manca di sottolineare. Da non perdere.

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